Tutti i manager delle società sono passibili di corruzione
Il decreto legislativo 38/2017 che entrerà in vigore dal 14/04/2017 applicherà definitivamente la decisione quadro 2003/568/Gai che estende il reato di corruzione, d’ora in poi, a tutti i manager delle società.
Già la legge Severino (190 del 2012) introduceva la categoria della corruzione tra privati, ma interessava solo i dirigenti apicali nel caso in cui violassero i loro obblighi o commettessero violazioni, dietro promesse o offerte di denaro. La pena andava da uno a tre anni, sia per il soggetto attivo che per quello passivo.
Tuttavia, il rapporto del Consiglio d’Europa del 5/12/2016 ha rilevato la parziale inadempienza italiana e ha sollecitato la completa attuazione della decisione quadro 2003/568/Gai.
Così, il decreto legislativo 38/2017 estende la responsabilità di corruzione anche a quei manager che non rivestono posizioni amministrative o di controllo. Il Dlgs prevede anche la figura dell’intermediario, punibile per concorso nel reato, ma non include tra i suoi autori tutti coloro che non svolgono funzione direttiva alcuna.
Ma c’è di più: il reato è punibile al di là della prova che il comportamento illecito abbia causato danni all’azienda e dunque, sanzionabile anche prima che questo avvenga concretamente: basta la sola promessa e accettazione di denaro o altri vantaggi in cambio di favori. L’obiettivo, insomma, è minare dalla radice la corruzione sia attiva che passiva.
Il nostro studio segue da anni le problematiche in ambito penale e civile connesse alle questioni di corruttela.
Milano, lì 11/04/2017
Avv. Stefano Salvetti